Parabola del seme che cresce da solo (Mc 4,26-29)
26 Diceva ancora: «Il regno di Dio è come un uomo che getti il seme nel terreno,
27 e dorma e si alzi, la notte e il giorno; il seme intanto germoglia e cresce senza che egli sappia come.
28 La terra da se stessa porta frutto: prima l'erba, poi la spiga, poi nella spiga il grano ben formato.
29 Quando il frutto è maturo, subito il mietitore vi mette la falce perché l'ora della mietitura è venuta».
1.
Ogni seme ha una propria legge di essere insita in esso per dono di Dio, il Creatore, che contiene in forma embrionale la crescita futura. L'albero voluminoso, con il suo tronco, i suoi rami, i suoi frutti, le sue foglie, non si vede nel seme, ma esiste tuttavia nel seme per implicazione o, secondo l'espressione greca, per il logos spermatikos. Nel chicco di grano c'è un midollo, o vena, che, una volta dissolto nella terra, attira a sé i materiali circostanti e risorge sotto forma di gambo, foglie e spiga; e così, mentre è una cosa quando muore, è un'altra cosa quando risorge dalla morte; perché nel chicco di grano, radici, gambo, foglie, spighe, tronco sono ancora non separati.
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2.
L’uomo getta il seme nella terra, quando semina la buona intenzione nel suo cuore. E dopo aver gettato il seme dorme, perché riposa nella speranza dell’opera buona. Si alza di giorno e di notte, perché progredisce nella prosperità e nell’avversità. Il seme germoglia e cresce, come, egli stesso non lo sa, perché quando non è ancora in grado di misurarne la crescita, la virtù, una volta concepita si sviluppa. La terra fruttifica da sé, perché, prevenuta dalla grazia, l’anima dell’uomo spontaneamente produce il frutto dell’opera buona.
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3.
È stabilito dalla dispensazione di Dio che questi semi non diventino istantaneamente spighe, ma, come nel Vangelo secondo Marco, che siano prima erba, poi spiga; quindi [il campo] è pronto per la mietitura.
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4.
Prima viene prodotta l'erba, secondo la legge della natura, che cresce poco a poco fino alla perfezione; poi le spighe, che devono essere raccolte in un fascio e offerte all'altare del Signore, secondo la legge di Mosè; infine, il chicco pieno nel Vangelo.
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5.
Prima appare l'erba, cioè il timore, perché l'inizio della sapienza è il timore di Dio (Sal 110,10), poi la spina, cioè la penitenza che piange, e infine il chicco pieno, cioè la carità, perché la carità è la pienezza della legge (Rm 13,10).
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6.
La terra produce prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Lo stelo è un buon inizio ancora tenero. Lo stelo arriva alla spiga, quando la virtù concepita nell’animo si traduce nell’opera buona. Nella spiga fruttifica il chicco pieno, quando la virtù ha fatto ormai tale progresso da produrre un’opera vigorosa e perfetta; e quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuto il tempo di mietere. Dio onnipotente, infatti, quando il frutto è pronto, mette mano alla falce e falcia la sua messe, perché quando ha condotto uno ad opere perfette, stabilisce di recidere la sua vita temporale, per portare il suo grano nei granai celesti. Quando dunque concepiamo buoni desideri, gettiamo il seme nella terra. Quando cominciamo ad operare rettamente, siamo lo stelo. Quando cresciamo maggiormente nell’opera buona, arriviamo alla spiga. Quando ci rafforziamo nella perfezione della nostra condotta, ormai produciamo il chicco pieno nella spiga.
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7.
Poiché progrediamo nell’amore di Dio mediante una grazia occulta che ci viene dall’alto in misura proporzionata, il nostro spirito viene meno nella misura in cui ogni giorno cresce in noi il vigore che viene dallo Spirito di Dio. E poiché questo spirito di errore non viene subito eliminato del tutto da noi, si dice che viene meno a poco a poco. Giungeremo al perfetto amore di Dio quando ci saremo completamente staccati da noi stessi. E così il santo chiama gradi questa crescita graduale della virtù. Ogni elemento, infatti, comincia come un tenero germoglio, e poi diventa pianta robusta e vigorosa. È quanto chiaramente afferma la Verità nel Vangelo, dicendo: “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme, ecc.” […] Ecco, per bocca della Verità, attraverso le varie fasi della messe si ha la distinzione della crescita dei meriti.
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8.
Pietro, che, durante la passione, seguendo il Signore per amore, aveva paura di confessarlo di fronte ad una servetta, era uno stelo. Era già verde spiritualmente, perché credeva nel Redentore di tutti, ma essendo ancora molto flessibile, era calpestato sotto il piede della paura. Era ormai diventato una spiga quando, all’annunzio dell’angelo, vedeva in Galilea vivo colui che aveva avuto paura di confessare quando stava per morire. Ma era arrivato ad essere chicco pieno nella spiga, quando, essendo disceso sopra di lui lo Spirito e avendolo rafforzato, fu talmente irrobustito da disprezzare il potere dei persecutori e da predicare liberamente il suo Redentore in mezzo ai flagelli. Perciò non si disprezzi nessuno che risulti spiritualmente ancora tenero in ordine al buon proposito, perché il frumento di Dio comincia ad essere erba per diventar grano.
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9.
Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuto il tempo di mietere. Dio onnipotente, infatti, quando il frutto è pronto, mette mano alla falce e falcia la sua messe, perché quando ha condotto uno ad opere perfette, stabilisce di recidere la sua vita temporale, per portare il suo grano nei granai celesti.
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10.
Quando sarà pronto per la mietitura, verranno coloro che sono inviati a mietere […] coloro ai quali il Verbo dice: “Alzate i vostri occhi e guardate i campi, che sono già bianchi per la mietitura” (Gv 4,35).
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